Roma – Il patto sociale di Mario Draghi muove i primi passi. Ed è significativo che, mentre l’attesa (e, ovviamente la prospettiva) è relativa a PNRR, fisco e pensioni, l’incipit sancito ieri dall’incontro di Palazzo Chigi tra il premier e i sindacati sia su un tema ormai definito “crimine di pace”: le morti sul lavoro. Degli altri temi si parlerà nei prossimi appuntamenti.
«È stato un confronto molto utile per fissare un metodo di lavoro – ha detto Draghi – c’è intesa su questi temi». Accordo confermato anche dai leader di Cgil, Cisl e Uil. Bisognerà però vedere cosa ne pensa la Confindustria, ieri assente al tavolo: un documento sui morti sul lavoro trasmesso dagli industriali al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non sembra andare nella stessa direzione di quanto prefigurato dal presidente del Consiglio ai sindacati.
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Mentre è pacifica la condivisione di obiettivi come il rafforzamento della prevenzione e della formazione, o l’accelerazione delle assunzioni di nuovi ispettori del lavoro, il vero cambio di passo dell’esecutivo consiste nella «revisione e potenziamento delle norme sanzionatorie da applicare a seguito delle ispezioni, e nella la costituzione di una banca dati unica delle sanzioni applicate». Si tratta del giro di vite sulle imprese (anticipato da Repubblica) allo studio al ministero del Lavoro e che, secondo quanto riferito dai sindacati, prenderebbe la forma del decreto legge.
Oggi, compresi i casi di incidenti gravi, al di là dei sequestri del macchinario da parte della magistratura la sospensione dell’attività complessiva dell’impresa scatta solo in caso di recidiva, cioè se la medesima persona fisica è stata sanzionata nell’arco dei cinque anni precedenti. Ma vista la cronica incomunicabilità (strutturale e territoriale) tra i vari organi ispettivi, verificare eventuali precedenti è molto complicato.
L’ipotesi allo studio, dunque, sarebbe quella di cancellare tout court il prerequisito della recidiva, procedendo direttamente alla sospensione. Sul tavolo anche ipotesi di inasprimento delle norme contro il lavoro nero: la soglia di sommerso oltre la quale scatta la sospensione dell’attività dell’impresa potrebbe essere abbassata dall’attuale 20% dei dipendenti irregolari al 10%.
Nel suo documento, invece, Confindustria propone «di impostare in azienda un modello partecipativo (…) che corresponsabilizzi giuridicamente datore di lavoro, rappresentanza dei lavoratori e singoli lavoratori»: se il datore di lavoro, non la persona giuridica, si è dato questo modello di partecipazione – spiega il documento – «viene meno il profilo della colpa».
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Insomma, si prefigura l’ennesima tensione tra un approccio improntato al rigore sanzionatorio e una posizione di Confindustria contro norme ritenute “anti-impresa”. Confronto che, ad esempio, sulla questione del decreto anti-delocalizzazioni si è risolto a favore della linea confindustriale.
«Non si può morire oggi andando a lavorare – aveva dichiarato ieri in mattinata il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – . Ho fatto una proposta perché ritengo opportuno intervenire ex ante e non ex post. Ho fatto una proposta concreta, possiamo partire da quella oppure possiamo partire da quello che riterranno mettere sul tavolo. Però facciamolo, partiamo».
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